lunedì 1 ottobre 2012

Il signor G. e il suo sogno (di Jacopo Lupi)



 Il signor G. e il suo sogno (di Jacopo Lupi)

Aveva una casa poco fuori città. Una vita tranquilla. Aveva studiato sempre qualcosa che non amava per far contenti i genitori: le superiori, l’università; suo padre lo voleva laureato in scienze politiche, come lui, del resto.  Per ora non viveva, però si stava preparando a vivere lui. Per studiare lasciò la musica, suo padre non voleva che perdesse tempo in passatempi inutili. Era bravo e sapeva suonare, ma abbandono. Non usciva molto di casa perché preferiva costruire e pianificare il suo futuro: diceva che prima si sarebbe laureato come voleva suo padre, poi avrebbe trovato un posto fisso come il padre gli diceva, e poi, finalmente, iniziare a vivere, comprando una chitarra nuova e diventare qualcuno. Era bravo e sapeva suonare, ma abbandono. Preferiva sognare la notte di essere un grande cantautore, poi, addormentarsi e risvegliarsi la mattina, alle 7.30, andare a scuola e poi casa, a pianificare il suo futuro. Non usciva molto ma, appena finiva di studiare, prima che il padre tornasse da lavoro, strimpellava due note alla chitarra. Era bravo e sapeva suonare, ma il padre gli ripeteva sempre di lasciare quel passatempo inutile. Non aveva amici perché non usciva molto, era sempre a casa a pianificare il futuro: avrebbe prima fatto contento il padre e poi avrebbe iniziato a vivere davvero, a vivere della sua musica. Non aveva mai avuto neppure una ragazza. L’unica ragazza che conobbe la lasciò perché il padre diceva che non doveva perder tempo in passatempi inutili. Un giorno la portò in riva al lago e strimpello una serenata che aveva composto lui stesso, la ballata più dolce e più tenera che sia stata mai scritta. Era bravo e sapeva suonare, ma abbandonò. Quando partì per l’università la lascio perché non poteva avere passatempi inutili. Diede via anche la chitarra, ma sapeva che un giorno l’avrebbe ritrovata e non l’avrebbe lasciata più. Era bravo e sapeva suonare, ma l’abbandonò. Non usciva molto perché nella città dove si trasferì non conosceva nessuno e poi, doveva stare a casa perchè ogni tre ore il padre telefonava per sapere se stava organizzando la sua vita futura. Per ora non viveva, però si stava preparando a vivere lui. Era in gamba e sapeva suonare. Si laureo con il massimo dei voti e trovò subito un lavoro che non amava. Aveva vent’otto anni e si ritrovò nel mondo senza aver vissuto.  Per ora non viveva, però si stava preparando a vivere lui. Voleva prima trovare una casa per lui e poi finalmente cominciare a vivere, cercare amici, una moglie e la sua chitarra. Per avere la casa che desiderava e la macchina ideale lavorò dieci anni come un mulo. A trent’otto anni si era stabilizzato. Una mattina si guardò allo specchio e disse una frase che ricorderò sempre, disse: “sono pronto a vivere, da oggi cercherò una donna, amici e la mia chitarra”. Era bravo e sapeva suonare e avrebbe sicuramente sfondato.

Quella mattina il signor G. fece colazione alla sua solita ora, 7.30: prese del pane tostato e ci spalmò della marmellata. Inzuppò il tutto nel latte e miele che si era riscaldato e lesse le notizie al televideo: un altro omicidio. Uscì di casa allegro e andò sereno a lavoro, per la prima volta stranamente tranquillo. Per ora non viveva, però si stava preparando a vivere lui, e ora, c’era quasi. Alle 18.00 usci dal lavoro e si diresse in un negozio di musica. Era bravo e sapeva suonare. Era lì, la sua chitarra. La comprò e si diresse a casa.
Era buio. Poco fuori casa lo fermò un tipo incappucciato.
“Dammi il portafoglio e la chitarra!”
“Tieni il portafoglio ma, ti prego, lasciami la chitarra!”
Non voleva mollare la chitarra. Era bravo e sapeva suonare, ma l’abbandonò. Parti un colpo di pistola e la chitarra scivolo dalle sue mani. Non l’avrebbe mai lasciata lui. Era bravo e sapeva suonare ma, quella notte, il suo sogno svanì nel letto di un ospedale. Non c’era nessuno attorno alla sua bara, solo suo padre che non voleva si perdesse in inutili passatempi.
Non aveva mai vissuto  e non lo fece mai, ma si preparò tutta la vita a vivere. Non realizzò i suoi sogni perché aspettava che i sogni realizzassero lui. Fece sempre quello che qualcuno gli diceva e non ascoltò mai la voce del suo cuore ma cazzo, almeno lui, è morto difendendo il suo sogno!
Se sei disposto a morire per il tuo sogno allora sogna e vivi ora, perché a volte i sogni non ti aspettano.

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